l’istruzione solidale

Se, da una parte, gli ultimi dati Istat sui livelli di istruzione fanno impietosamente luce sulla grave situazione culturale in cui versa il nostro Paese, dove solo il 62,2% degli italiani tra i 25 e i 64 anni risulta in possesso di un titolo di studio secondario superiore, rispetto a una media europea del 78,7%. Dove il confronto con i principali Paesi dell’Unione Europea come Germania e Francia è piuttosto imbarazzante, giacché questi possono vantare un livello medio di istruzione abbondantemente superiore alla media Ue, rispettivamente con l’86,6 e l’80,4%. Un dato, quest’ultimo, che si riflette necessariamente in quello della crescita del numero dei laureati, che in Italia aumenta ad un ritmo dello 0,5% l’anno contro un trend europeo dell’1,2%.

Dall’altra, secondo il rapporto Unimpresa – redatto sulla scorta dei dati di Bankitalia, Corte dei Conti, Eurostat e Ministero dell’Economia -, l’Italia è il Paese europeo che, in percentuale rispetto alla propria spesa pubblica, investe meno in “istruzione” (solo l’8%), posizionandosi così all’ultimo posto della classifica dopo la Grecia (8,3%). Per di più, fermo restando che la media Europea è del 10,0%, se Paesi come la Svizzera e l’Islanda doppiano le nostre cifre e si attestano intorno al 16%, gli altri grandi Paesi europei comparabili con il nostro hanno tutti percentuali nettamente più alte: 9,6% la Francia, 9,3% la Germania e la Spagna. E se è vero che la spesa di uno Stato aumenta con il crescere dell’istruzione, è altrettanto evidente (ed umiliante) che

in Europa per numero di laureati,
rapportati all’intera popolazione,
siamo davanti solo alla Romania.

Ma il nostro Paese deve anche colmare il gap del numero degli studenti universitari: in Europa, sono complessivamente 17,5 milioni, con la Germania che vanta un 17,9% di laureati, seguita dalla Francia (15%) e dalla Spagna (11,7%). L’Italia e la Polonia, invece, sono in fondo alle classifiche europee con percentuali del 10,8% e dell’8,5%. E peraltro, solo il 17% della nostra popolazione raggiunge un titolo di istruzione universitario, contro il 33% della Francia e il 40,1% del Regno Unito. Inoltre, va osservato che il declino della spesa per l’istruzione in Italia è stato più rapido dei cambiamenti demografici. Infatti, se gli investimenti nell’istruzione in rapporto alla ricchezza pro-capite sono calati del 14%, la popolazione degli studenti si è contratta del 2,3%: a dimostrare come il calo delle risorse investite non sia affatto giustificato dal calo delle nascite o del numero degli iscritti.