Ma una scuola sotto-finanziata è giocoforza una scuola che non può preparare adeguatamente i suoi studenti. Nonostante la sbandierata retorica sulle eccellenze dei licei, di fatto l’Italia si classifica costantemente sotto la media dei Paesi Ocse per quanto concerne le competenze logiche, matematiche e linguistiche. Il dato che forse la dice più lunga sullo scarso livello di preparazione sta nell’altissimo livello di “analfabetismo funzionale” che caratterizza larga parte degli italiani. Con questo termine si indica
“l’incapacità totale o parziale di un individuo
di comprendere e valutare in maniera idonea
le informazioni elaborate quotidianamente“.
Uno studio condotto recentemente dall’Ocse stima che in Italia rientrerebbe in questa definizione il 46,3% della popolazione tra i 16 e i 65 anni, di cui il 20,9% in misura grave e il 25,4% meno grave.
Superfluo ricordare che l’istruzione è il primo strumento attraverso il quale si può costruire un Paese più equo e giusto, oltre che il mezzo privilegiato per renderne più forte il tessuto democratico. Una scuola, come la nostra, incapace di educare ai fondamentali valori democratici o di fornire le adeguate competenze per comprendere un testo, è una scuola che condanna le prossime generazioni all’ignoranza, all’incapacità di capire la situazione politica nazionale e internazionale e, di conseguenza, all’impossibilità di agire per cambiare le cose. Altresì, una scuola che, invece di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano lo sviluppo di un individuo, abbandona ogni anno 100 mila giovani a sé stessi, è una scuola che istituzionalizza e normalizza le disuguaglianze anziché combatterle, accentuando così le fratture cruciali del nostro Paese.
Ma la questione dell’istruzione non riguarda soltanto la scuola e l’università, è qualcosa che va a incidere più in profondità sulle ingiustizie sistemiche del nostro Paese, danneggiando irrimediabilmente le fondamenta della nostra democrazia. Ecco perché qualsiasi riflessione o proposito che miri a cambiare davvero l’Italia non può che muovere da qui.